QUANDO STUDIARE: LA DIFFICILE IMPRESA DEI NOSTRI RAGAZZI
Se ci fermiamo un attimo a riflettere, ci renderemmo subito conto di quanto impegno stiamo chiedendo ai nostri ragazzi in questo periodo.
Tra lezioni a distanza, lezioni in presenza con le dovute misure di distanziamento e quindi con i limiti relazionali che ne conseguono, la richiesta della loro abilità informatica nel destreggiarsi tra i vari siti scolastici, il livello prestazionale che non deve venire meno… insomma i giovani di oggi sono davvero posti di fronte ad una grande prova.
Spero, di aiutarvi il più possibile, circa un quesito di non poca importanza: ma qual è il momento migliore per studiare e per ottenere un buon livello di padronanza?
A volte, al primo incontro con alcuni dei miei ragazzi mi sento ripetere le seguenti domande:
“Quali sono le ore del giorno migliori per studiare?”;
“Io quando torno a casa da scuola vorrei rilassarmi e giocare alla play, invece la mamma mi chiede di pensare prima al dovere e poi al piacere”;
“Quando si è più concentrati, la mattina oppure la sera?”
Riscrivendo solo alcune di queste domande, spunta sul mio volto un sorriso, un sorriso di gioia, ma anche di responsabilità. Quanto sono fragili da questo punto di vista i nostri bambini e quanto è grande la nostra responsabilità nell’aiutarli al meglio.
Una delle prime attività che svolgo con loro al primo incontro è un esercizio educativo, che io con forse poca fantasia, ho definito, “ l’albero delle aspettative”. Chiedo loro di disegnarmi un albero con tronco e rami e di incollare con dei post it colorati tante foglie quante sono le loro aspettative circa il percorso di potenziamento che stiamo per iniziare. In questi anni, di ragazzini ne ho incontrati parecchi, ma vi assicuro che alcune “foglie” non mancano mai: “ voglio imparare una tecnica per impiegare meno tempo a studiare ed avere più tempo per fare ciò che mi piace”, questa è la più gettonata, ma anche “ voglio diventare un esperto nel prendere appunti e nel fare schemi in modo da metterci meno tempo e ricordarmi di più le cose”.
Questo ,che apparentemente può sembrare un gioco, ma è un’ottima tecnica per conoscere il bambino che ci troviamo di fronte e verso il quale abbiamo il dovere di aiutarlo al meglio, è anche un modo per raggiungere un ottimo livello di empatia e di collaborazione utile ad un lavoro di squadra.
Può sembrare non semplice dare una risposta alla domanda di partenza, ma in realtà, ciò da cui dobbiamo proprio partire è il lavoro, o meglio l’attenzione che i nostri ragazzi investono in classe. Se considerate i precedenti articoli su motivazione ed impegno, in parte emergeva già questo tratto di alleanza, che se ben costruito e se ben compreso nella sua importanza dai nostri ragazzini, riduce di gran lunga il lavoro a casa, permettendo loro di investire tempo ed energie, canalizzandole nel modo migliore.
Vi illustro ora alcune strategie per aiutare al meglio:
- CAPIRE A SCUOLA E RIPASSARE A CASA ATTRAVERSO I COLLEGAMENTI.
Questa tecnica presuppone attenzione, ma consegue una capacità di rievocazione immediata dei concetti ascoltati e di collegamento continuo. Perciò, come suggerisce il Professor Polito, rendere lo studio il più produttivo, è possibile. Come? In modo sistematico ed attraverso delle domande concrete di automonitoraggio che aiutano non solo a prendere una maggiore conoscenza e consapevolezza del proprio ritmo “ attività-riposo”, ma anche a cogliere le fatiche legate alla gestione ed organizzazione del tempo, a trovare strategie per farlo al meglio ed a consapevolizzarsi circa il proprio stile cognitivo, le proprie attitudini, i propri punti di forza ed anche di debolezza.
Per questo , all’inizio di ogni percorso di metodo di studio, con il ragazzino o la ragazzina che mi trovo di fronte, faccio completare il questionario relativo agli stili di apprendimento… perché ci permette di conoscere meglio noi stessi , le nostre attitudini circa il modo di studiare e di conseguenza di organizzarci.
- FARE UNA LISTA DELLE DIFFICOLTA’ NELLA GESTIONE DEL TEMPO DI STUDIO
…e di conseguenza creare un proprio planning, un proprio diario di bordo, un calendario mensile degli impegni, per organizzarsi al meglio.
Spesso consiglio proprio ai miei ragazzi di crearsi un’agenda di tutte le cose da fare, all’interno della quale scandire bene il loro tempo, non solo scolastico, ma anche comprensivo dei vari impegni sportivi, dei possibili imprevisti; tenendo sempre in considerazione le priorità.
Questa attività è molto utile anche come tecnica di autovaluzione per il ragazzo in questione: ci sono riuscito, dove potevo fare meglio… come posso migliorarmi.
- ALLENARE LA CONCENTRAZIONE
Organizzare il proprio tempo significa saper organizzare anche il proprio focus attentivo. A volte porsi domande del tipo :” qual è il modo migliore per studiare questo argomento?” oppure “ com’è la mia attenzione in questo momento; potrei fare di più”…aiuta molto.
Ripetendo le parole del Professor Polito, che condivido appieno, “ la concentrazione va preparata e coltivata. Essa è il risultato di una lunga pratica di autocontrollo di autodisciplina “( Polito).
Questo non è un momento sociale semplice e sicuramente la concentrazione di ognuno di noi è messa a dura prova da situazioni di stress, di ansia quotidiana, di paure, di poca motivazione… lo è per gli adulti, figuriamoci per i ragazzi.
Utile, in questo caso, prima di rimettersi a studiare, è opportuno riaccendere una lampadina. Quale? Quella relativa alle conoscenze già apprese e possedute sul quel determinato argomento. Questa tecnica ( “ quanto ricordo già di quell’argomento?) riattiva non solo il filo dei nostri pensieri, ma anche la motivazione a fare nel modo corretto, ad essere proattivi per noi stessi in primis.
- INSERIRE LE PAUSE OPPORTUNE
Studiare e distrarsi di continuo non è efficace per nessun e nemmeno per la nostra voglia, ma a volte, soprattutto dopo un’intensa mattinata scolastica, diventa fondamentale individuare i segnali di stanchezza… perché sono quelli che possono condurre i nostri ragazzi sulla cattiva strada della rinuncia.
E’ importante però che i nostri ragazzi riflettano sul fatto che le pause pomeridiane, considerando i rispettivi impegni, siano brevi e non lunghe. Più tempo passa più si incorre in una discontinuità poco produttiva.
Talvolta è molto semplice fare pause brevi, ma efficaci… dal darsi un timer per usare il telefono tra una materia e l’altra, al cambiare materia, da una piccola merenda a un cambi di scaletta. L’importante è non perdere mai il focus sul proprio obiettivo, da raggiungere e portare a termine nel migliore dei modi.
- INDIVIDUARE IL PROPRIO LIVELLO ATTENTIVO
Per quanto resto concentrato in un pomeriggio? E trovare di conseguenza delle valide alternative.
- EVITARE DI INCAPPARE IN DUE ESTERMI OPPOSTI: SONNOLENZA ED AGITAZIONE… perché? Entrambi ortano a risultati poco ottimali. Il primo indebolisce l’efficienza mentale; mentre il secondo riduce l’efficacia aumentando il panico.
Per concludere posso solo dire che la gestione del proprio tempo è soggettiva, ma sicuramente non va sottovalutata e deve fare sempre i conti con:
- Abitudini di studio (il metodo e le strategie)
- La materia di studio( è semplice o complicata rispetto al mio potenziale)
- Il proprio ritmo di apprendimento( lento o rapido)
- La personalità di ognuno di noi
- Il proprio stile cognitivo che varia tra impulsivo e riflessivo, tra analitico e globale, ecc.)
Il consiglio che posso darvi per concludere, è questo: favorite sempre nei vostri figli la creazione di un piano che sia giornaliero, settimanale o mensile, l’importante che sia flessibile, equilibrato, personalizzato, adeguato ed attuabile.
A presto!
Dott.ssa Giulia Ceriani
Bibliografia
Polito,M., (2010), “Imparare a studiare. Il metodo di studio. Quando, quanto, cosa, come e perché studiare”, Editori Riuniti, Roma
Polito , M., (2019); “Motivazioni per studiare. Strategie per convincere a studiare a scuola e ad apprendere per tutta la vita”, Editori Riuniti, Roma