PREPARARSI ALLE INTERROGAZIONI E ALLA VERIFICHE

Cari genitori, a settembre abbiamo affrontato un tema importante e delicato, quello dei compiti. La scuola è ormai iniziata da qualche mese e, come tutti gli anni, arriva il momento delle prime verifiche ed interrogazioni, dei primi risultati e soprattutto dei primi colloqui.

Questo è il momento in cui iniziano ad affiorare le prime difficoltà, i primi pianti e successivi scoraggiamenti.

State tranquilli! Siamo solo all’inizio e c’è tutto il tempo per rimediare. Ciò che occorre però, è farlo nella modalità giusta.

Con questo articolo vorrei darvi qualche consiglio per affrontare al meglio la preparazione alle varie prove scolastiche.

 

Ci tengo ad iniziare con una frase, a parer mio molto intensa, sulla quale riflettere

“il fallimento è un’esperienza di apprendimento e chi non ha mai fallito non ha mai fatto nulla (…). Bisogna insistere perché se si presta attenzione ad un errore, si possono trovare nuove strade” -Wilson Greatbatch

 

Le verifiche, le interrogazioni non svolgono solo un importante momento di valutazione del percorso e degli apprendimenti scolastici, ma sono anche passaggi importanti per la didattica e che i nostri ragazzi si trovano ad affrontare.

Si tratta ovviamente di prove contenutistiche che al loro interno si fanno però portatrici di ansie, aspettative, paure, insicurezze sia per i nostri bambini che per noi genitori.

Non si possono evitare e, un po’ come tutte le prove della vita, aiutano a crescere, soprattutto se si considerano nell’ottica che la scuola è una grande ed importante palestra di vita.

 

Le prove scolastiche richiedono impegno, costanza, dedizione, preparazione. Sono sfide e come tali racchiudono in sé sia la difficoltà che l’incognita di come sarà. Importante è non sfuggire davanti ad esse, ma affrontarle con il giusto spirito di un’opportunità di arricchimento, di autovalutazione e con la consapevolezza di aver dato il massimo, indipendentemente dal risultato. Jan Ernst Matzeliger diceva: “Ciò che sembra un errore, potrebbe essere soltanto qualcosa di nuovo da capire”.

 

Vediamo allora qualche suggerimento per prepararsi al meglio:

  • Dare una prospettiva di scadenza. Senza di essa molti ragazzi tendono a sprecare energie inutili, rendendo lo studio un impegno vano, indeterminato e senza prospettiva. Dare una scadenza corrisponde al far riflettere sul fatto di avere un obiettivo da raggiungere, che, indipendentemente da come andrà il risultato, richiede la massima dedizione. Inoltre l’avere una scadenza aumenta la capacità di concentrazione.
  • Non considerarsi un voto. Esso, è vero, rappresenta un segnale da non sottovalutare, ma legato a quella singola prova; un’occasione per riflettere in termini metacognitivi su cosa si poteva fare meglio e da dove poter ripartire. Il voto ci dice qualcosa riguardo alla nostra abilità circa quel determinato argomento non su noi stessi. Se lo si pensa in questo modo costruttivo, si alleggeriscono le ansie ad esso connesso e lo si trasforma in un’occasione di crescita.

Mi piace, a tal proposito, riportare una frase del grande Guglielmo Marconi che, a seguito della sua invenzione, affermò: “può capitare di sbagliare imparando, allo stesso tempo, qualcosa di nuovo.”

  • Aiutare a far considerare ai nostri ragazzi l’interrogazione come un momento in cui imparare a gestire la propria emotività in maniera costruttiva, contribuendo a far capire che l’ansia è una nostra alleata, se non eccessiva, e ci aiuta a prepararci con maggiore organizzazione, costanza, attenzione e dedizione.
  • Farsi delle scalette degli argomenti per avere ben chiara in mente una linea guida da seguire durante la prova. (Di questo argomento devo sapere x… poi lo argomenterò). Se si ha una visione delle parole chiave definita, sarà più facile far accendere la lampadina della rievocazione nel momento della prova.
  • Non valutarsi negativamente, rinunciando a priori, ma considerando anche le sfide più complesse come una valida occasione di crescita.
  • Gestire adeguatamente il tempo di studio, il ripasso, la programmazione, al fine di evitare sprechi di tempo e successive ansie correlate.
  • Fissarsi degli obiettivi chiari come una “lista delle cose da fare”, dando delle priorità e progettando.

  Spero di esservi stata d’aiuto attraverso preziosi e pratici consigli.

A presto!

Dott.ssa Giulia Ceriani

 

 

Bibliografia

Rovetto ,F., (2020), “Mio figlio non ha voglia di studiare”, Giunti Edu, Firenze

AA.VV., (2022); “ Sbagliando si impara. Storie di geni che non si sono arresi”, National Geographic Kids